L’Ucraina: agnello sacrificale?
Alcuni decenni fa, lo storico Francis Fukuyama riteneva che la storia, conclusosi il processo di evoluzione della società , stava per avvicinarsi alla sua fine. Chiaramente non era altro che un’illusione perché essa non era e non è ancora destinata a morire; oggi, però, si può affermare, senza ombra di dubbio, che la storia è cambiata. E si può stabilire il giorno e l’ora in cui essa ha rotto gli argini rispetto al passato: 24 febbraio 2022, ore 4.00, invasione dell’Ucraina da parte della Russia che rappresenta la liea di demarcazione tra il prima e il dopo, perché molti processi globali hanno subito una forte frenata e il rischio sarà di ritrovarci in un mondo bipolare che pensavamo finito per sempre.
Probabilmente i contorni dei fenomeni in atto non sono ancora molto chiari e visibili, nonostante circa due mesi di guerra feroce, brutale, disumana, che stanno stravolgendo il mondo nella sua dinamica geopolitica. Sembra tutto irreale o meglio, di vivere in un mondo virtuale dove un satrapo che vuole riscrivere la storia, coltiva un sogno distopico che potrebbe mettere fine all’intera umanità . Purtroppo, però, è la realtà che si sta svolgendo sotto mi nostri occhi : c’è un paese aggredito che sta difendendo con le armi la propria libertà e la legittima aspirazione di poter costruire il proprio futuro e un paese aggressore a cui interessa conseguire i propri obiettivi e se per conseguirli è necessario distruggere intere città , stuprare, violentare e rapire bambini, uccidere civili inermi, beh … sono solo dettagli!
Per l’Ucraina si sono spalancate le porte dell’inferno dove sono precipitati sogni, speranze di un popolo che già nel passato aveva sperimentato sulla propria pelle la ferocia di una dittatura che non aveva avuto pietà per niente e per nessuno. in Italia (l’unica tra le nazioni europee) le forze politiche ancora fanno i distinguo sulle armi da inviare, sull’aumento delle spese militari (a ogni piè sospinto invocano la Costituzione!), sono sempre in cerca di mediazioni che hanno il sapore di un infantilismo politico ma che soddisfa piccole ambizioni fatte di uno 0,5 in percentuale in più nei sondaggi che continuamente ci vengono propinati. E che dire degli intellettuali (?) per i quali l’importante è apparire, occupare in maniera permanente un posto nelle T.V., l’unico gioco, a quanto pare, in cui riescono pienamente, senza accorgersi che i loro ragionamenti non sono altre che parole al vento di difficile comprensione rispetto alla realtà dei fatti.
Siamo in guerra e lo saremo sempre di più perché, purtroppo, è svanita qualsiasi possibilità di dialogo: tutti vogliono la pace, ma tutti “lavorano” per la guerra, siamo in un tempo in cui, come sosteneva il filosofo Eraclito: Polemos (la guerra) è il padre di tutte le cose, di tutto è il Re; sembra sia rimasto solo Papa Francesco, in questa Pasqua di sangue, a pregare per la pace con parole semplici che esprimono la volontà dei popoli, ma nonquella di chi ha provocato danni infiniti alle cose e sconvolto la coscienza dell’uomo.
Signore, ha pregato il Papa, converti al tuo cuore i nostri cuori ribelli, perché impariamo a seguire i progetti di pace; porta gli avversari a stringersi la mano, perché gustino il perdono reciproco, disarma la mano alzata del fratello contro il fratello perché dove c’è l’odio fiorisca la concordia. Parole di grande forza morale che, purtroppo, nessuno vuole ascoltare e mettere in atto perché i venti di guerra soffiano sempre più forti e l’uomo è incapace di sottrarsi alla furia dell’odio che acceca la ragione (che genera mostri) e pietrifica i cuori.
Beniamino Iasiello
