Una breve testimonianza
Oggi (10 agosto) mio padre avrebbe compiuto 101 anni. E, nel recarmi al cimitero, la mia mente è stata attraversata dai tanti momenti belli o “agitati” che abbiamo vissuto insieme con tutta la famiglia. Sono passati 22 anni dalla sua morte e mi piace ricordarlo con una tra le più belle poesie che mi sia capitato di leggere dedicata alla figura paterna che è del poeta Camillo Sbarbaro (1888 – 1967). Padre, se anche tu fossi, tratta da “Pianissimo” una silloge poetica pubblicata per la prima volta nel 1914. Un’ opera ed una poesia, ha detto qualcuno, di cui si ricorderanno gli uomini nella loro vita per millenni.
Un giudizio su cui concordo completamente e che voglio sottoporre all’attenzione di chi avrà la bontà di leggerla, perché la poesia, in un mondo dominato dalla logica dell’utile, del fugace ci ricorda che l’uomo… ha un corpo che desidera, un’anima che contiene abissi, con desideri, speranze, sofferenze, gioie, soli di fronte al mistero della vita e della morte. Soprattutto continua a non farci dimenticare che prerogativa dell’essere umano è quella di essere libero.
Padre se anche tu fossi
Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso egualmente t’amerei.
Chè mi ricordo d’un mattin d’inverno
che la prima viola sull’opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegra.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l’appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.
E di quell’altra volta mi ricordo
che la sorella mia piccola ancora
per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia aveva fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura ti mancava il cuore
chè avevi visto te inseguire la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillante l’attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l’avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo ch’eri tu di prima
Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei.
Mi auguro sia valsa la pena giungere fino in fondo.
Beniamino Iasiello
Oggi (10 agosto) mio padre avrebbe compiuto 101 anni. E, nel recarmi al cimitero, la mia mente è stata attraversata dai tanti momenti belli o “agitati” che abbiamo vissuto insieme con tutta la famiglia. Sono passati 22 anni dalla sua morte e mi piace ricordarlo con una tra le più belle poesie che mi sia capitato di leggere dedicata alla figura paterna che è del poeta Camillo Sbarbaro (1888 – 1967).
Padre, se anche tu fossi,
tratta da “Pianissimo” una silloge poetica pubblicata per la prima volta nel 1914. Un’ opera ed una poesia, ha detto qualcuno, di cui si ricorderanno gli uomini nella loro vita per millenni. Un giudizio su cui concordo completamente e che voglio sottoporre all’attenzione di chi avrà la bontà di leggerla, perché la poesia, in un mondo dominato dalla logica dell’utile, del fugace ci ricorda che l’uomo
… ha un corpo che desidera, un’anima che contiene abissi, con desideri, speranze, sofferenze, gioie, soli di fronte al mistero della vita e della morte. Soprattutto continua a non farci dimenticare che prerogativa dell’essere umano è quella di essere libero.
Padre se anche tu fossi
Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso egualmente t’amerei.
Chè mi ricordo d’un mattin d’inverno
che la prima viola sull’opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegra.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l’appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.
E di quell’altra volta mi ricordo
che la sorella mia piccola ancora
per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia aveva fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura ti mancava il cuore
chè avevi visto te inseguire la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillante l’attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l’avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo ch’eri tu di prima
Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei.
Mi auguro sia valsa la pena giungere fino in fondo.
Beniamino Iasiello

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