Ricordi in versi di Mario Cataudo
l tempo passa e, all’improvviso, ci si ritrova nell’età in cui la vita inizia ad essere popolata di ricordi e, forse, di qualche rimpianto; è un volgersi indietro per cogliere il senso della propria esistenza, di come si è speso il tempo datoci in prestito. Si guarda al passato né con malinconia, né con nostalgia, ma come un momento da cui trarre ancora le energie per migliorare sé stessi e il presente in cui si vive. Spesso è in questo momento della vita che ritornano interessi e passioni che erano stati “nascosti” perché, nell’età del fare, per ognuno è necessario tendere alla affermazione della propria professionalità , della propria umanità . Con la vecchiaia, la vita assume un ritmo più blando, gli affanni della vita vengono, per un momento, messi da parte e la memoria vaga tra passato, presente e … futuro.
Qualche tempo fa, l’amico Mario Cataudo mi regalò una raccolta di poesie, intitolata “Pensieri Silenziosi”, che accettai con piacere e con sorpresa perché, abituato a vederlo come medico e politico (formazione positivista e pragmatica), non pensavo avesse avuto il tempo per coltivare il “verso” capace di esprimere una gamma di sentimenti capaci di penetrare nella profondità del cuore umano. A dimostrazione che noi conosciamo solo l’aspetto visibile di amici e conoscenti che cataloghiamo in stereotipi e pregiudizi, per cui tutto ciò che devia provoca sempre grande meraviglia.
La raccolta consta di 19 poesie, quasi tutte dell’ultimo decennio, che rivelano un mondo fatto di ricordi legati a emozioni, passioni, entusiasmi che hanno caratterizzato la sua vita. I suoi versi, testimonianza di una cultura classica che non è mai venuta meno, ti riportano ad un tempo in cui i valori fondanti erano costituiti dalla famiglia, dall’ attaccamento alle proprie origini e al proprio paese, dalla funzione spirituale e sociale della religione che influenzava enormemente la formazione dei giovani.
Nella sua poesia troviamo tutti questi motivi intercalati da momenti di sofferenza, di forte malinconia, ma anche di gioia, e di una felicità ultima che … v’è nel mondo e tutti invita – con nessuno resta unita - e resta in tutti il desio – trovar gioia solo in Dio. Parole antiche capaci di trasmettere una gamma di emozioni legate alla sua … antica famiglia – genitori, fratelli e tua gente – che facean tua vita appagata … al paese natio di cui ricorda l’ulivo secolare che dall’alto del suo tempo ha visto passare … segni di morte, fuggir di gabbiano, - fuga di gente, tremor di terra … a cui contrappone l’amore per la natura, per l’intero creato e per la pace che soprattutto, oggi, di fronte alla paura cosmica scatenata dal Covid 19, rappresentano il fondamento su cui costruire un nuovo umanesimo, perché … cattiverie non vò più sentire – odio, invidie e voci meschine - di chi è ingrato, e ama solo blandire - e nel nulla guazzare e gioire.
E, ancora … il tiglio con chioma ombrosa fluente … il bel monte ove bimbo salivo … il campanile -… che si erge da Chiesa nel cielo … ma soprattutto … in mio cuore ho sempre Beltiglio, mia dolce terra natia.
Ne “I mie i ricordi” ripercorre l’arco della propria esistenza levando un peana al buon Dio … so d’esser stato dal cielo premiato … e prece vò alzare – di darmi ancora vita e salute con ore serene – tra i miei familiari, persone sì care – che tanto han sofferto per tutte mie pene. Nella sua visione trovano spazio Fede e Scienza che si completano vicendevolmente … ti ha retto la Fede, la scienza umana – di illustri maestri in noti ospedali – in siti vicini o in terre lontane – ove più forte è il soffrire dei mali.
Il senso della precarietà della vita aleggia, però, nel suo verso, da quando, ancora giovane ha vissuto la perdita, prematura, del padre a cui dedica alcune poesie nelle quali si coglie l’angoscia, il dolore, la tristezza, il rimpianto per chi aveva sognato … per figli e famiglia alte vette … ma non volle la sorte – tu godessi dolcezza di orgoglio e di gioia … la morte crudele improvvisa e violenta ti portò sì presto nel cielo – con gran dolore che ancor mi tormenta.
Protagonista assoluto del suo mondo è l’amore smisurato per la famiglia che si coglie nelle poesie dedicate alla morte dei fratelli e ai dolci ricordi ... dell’antica nostra famiglia … e, grazie al tempo che lenisce il dolore, Mario riconosce che il cielo lo ha premiato … con dolce compagna e figli sublimi … di tua moglie … consorte gioiosa – con principi umani e di fede … premure per ansie e perigli. E la rosa che nacque nel suo giardino … in anni molto lontani … è certamente la moglie, Cristina, donna solare, sempre con un sorriso franco, luminoso e … par che mi guarda, mi scruta e mi dice: vengo con te ov’è triste il fato – vengo con te ove il sito è felice.
Il senso del dolore, della sofferenza, della morte, sempre pronta a sconvolgere la vita, non è mai passato del tutto se, ancora in una delle ultime poesie scrive … mi sovviene il duolo provato – per distacco Persone a me care … l’ombra che il mal può tornare turbano il sonno di notte – e rendono le gioie dei giorni – sempre più rare. Un timore e tremore che, tra tanti momenti di felicità , di serenità , è sempre presente perché Mario sa che la vita è pronta a tendere le sue insidie, a colpire a … infrangere i sogni … che, come querce secolari, credevi non potessero mai venire meno. La sua poesia nasce dal bisogno dell’anima e per la consolazione che offre nei momenti più bui della esistenza umana di cui ne allevia le sofferenze e ne lenisce il dolore. Egli avverte l’esigenza di comunicare i propri stati emotivi attraverso la poesia per ricordare a sé stesso e a tutti che, come il poeta G. Conte ha ricordato, l’uomo non è robot o ologramma, ma un essere umano libero, con un corpo che desidera, un’anima che contiene abissi, con desideri, speranze, sofferenze, solo di fronte al mistero della vita e della morte.
Riporto alcune delle sue poesie:
La Rosa
nel mio giardino)
In anni molto lontani
Nel mio giardino nacque una rosa
Per dar profumi dolci ed arcani
E placar alma gioiosa e pensosa
Quando passo sereno o turbato
Par che mi guarda, mi scruta e mi dice:
vengo con te ov’è triste il fato,
vengo con te ov’è il sito è felice;
e la porto con me quando il sole è splendente
o quando nubi offuscano il mare
e lascia il segno in core e in mente
di gioia raggiante o di lacrime amare.
Lode al Ciel che t’ha mandata nel mondo
Per dar voce ad ogni affetto profondo-
Sfogliando i miei vecchi libri
I sogni in tanti anni ho vissuto
Ritrovo in vecchi libri ingialliti
E rinnovan le gioie che ho avuto,
le ansie, i dubbi, in travagli romiti
Mi ravvivan liete novelle
Che negli anni mi han reso contento
Rammentano pure sventure non belle
Spesso segnate in triste momento
I miei libri, cari amici fidati,
alleviarono doglianza provata
e addolciron miei giorni passati
quando la sorte con me non fu grata.
In essi ho sempre trovato
Forza, conforto e valori
Che nel tempo han poi forgiato
Mia mente, miei studi e lavori
Il tempo oggi scorre costante
Con sé porta dolcezze, tristezze, speranze,
e le gioie dai libri son tante
che rendon quieta la vita che avanza
Per i tanti che hanno perso, in questo ultimo anno, un proprio caro, voglio ricordare la poesia che Eugenio Montale scrisse per la morte della moglie Drusilla Tanzi:
Ho Sceso dandoti il braccio
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno
un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto
ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo
viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni, le trappole.
Gli scorni di chi crede che la realtĂ sia
quella che si vede.
Ho sceso un milione di scale dandoti
il braccio
non già perché con quattr’ occhi si
vede di piĂą.
Con te le ho scese perché sapevo che di
noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto
offuscate, erano le tue.
Perché capaci di guardare oltre l’apparenza e cogliere la realtà nelle sue pieghe più recondite.
Beniamino Iasiello
